Con l’avvento delle fotocamere digitali e degli smartphone ci siamo tutti sentiti un po’ autorizzati a improvvisarci fotografi. All’incremento dell’esercizio di questo hobby, tuttavia, corrisponde spesso poca consapevolezza sui contenuti che vogliamo dare agli scatti, soprattutto quando è il nostro corpo a esservi impresso.
Effetto Neve – fotografo che ha all’attivo mostre personali, pubblicazioni su riviste, collaborazioni lavorative con eventi riguardanti l’emozionalità attraverso il corpo – ha organizzato un workshop finalizzato a fornire gli strumenti per capire meglio se stessi tramite la produzione di immagini e le relazioni interpersonali che si instaurano tra chi sta davanti e chi sta dietro la fotocamera.
- Enzo, che cos’è la bellezza per una persona che fa il tuo mestiere?
La bellezza è l’attitudine a riconoscere il positivo, è un muscolo che va allenato. Nella vita privata ho le mie preferenze, i miei canoni; quando scatto, la sfida è di raccontare una storia attraverso la fisicità delle persone a prescindere dai miei gusti personali, esaltando i loro aspetti migliori.
- Perché richiedi sempre la nudità completa per i tuoi progetti personali?
I motivi sono tanti, di ordine sia pratico che estetico. Intanto scartare le ragazze che vogliono semplicemente foto gratis, scremare chi crede che il nudo sia volgare a priori, lavorare tranquillamente sul set senza dovermi preoccupare che in una certa posa si veda un capezzolo intero invece che a metà. Per la mia poetica, la nudità esprime libertà, abbandono delle convenzioni sociali e del proprio ruolo. Se si spoglia un postino, un frate o un professore universitario, probabilmente si farà fatica a riconoscerli. Il nudo è una livella, in un certo senso torniamo ad avere pari dignità (Sottolineo che il concetto di “body acceptance” vale per tutti, non solo per le ragazze curvy!). Infine non nascondo il piacere di guardare ciò che di solito viene tenuto nascosto: il fotografo è voyeur per definizione, un testimone privilegiato.
- Quali sono i concetti fondamentali che vuoi trasmettere ai partecipanti del tuo workshop? E quale approccio hai scelto di utilizzare per arrivare allo scopo?
La fotografia di ritratto è per me un’opera collettiva, come un film o una piece teatrale in cui il fotografo è regista e sceneggiatore. Molti corsi ti insegnano come fare foto tecnicamente belle, io sono più interessato alla fase di ideazione. Fare foto belle è relativamente semplice, ne vedo molte in giro e l’attenzione media dura 3 secondi. Fare foto valide, saper toccare determinate corde in chi osserva, è quello che fa la differenza.
Bisogna capire che storia vuoi raccontare attraverso le immagini e perché proprio quella storia, che legami ha col tuo vissuto. L’approccio è ludico, mutuando esercizi teatrali che vengono adattati allo scopo. Da quello che ho visto, i partecipanti tornano a casa con la sensazione di aver conosciuto meglio una parte di loro stessi, meravigliandosi piacevolmente del clima di empatia che si crea praticamente da subito. La vita spesso ci distrae, ci spinge a mantenere uno sguardo esterno ed esaspera le differenze. Durante il workshop, lavoriamo sulle similitudini e spostiamo il centro di osservazione verso il nostro interno.
- Da quello che hai potuto constatare, come sta cambiando nel tempo il modo in cui le donne comunicano attraverso la propria immagine nuda? E gli uomini?
Internet ha dato potere a tutti, dimostrando così che la democrazia è fallimentare se prima non c’è un processo di educazione. Tutto viene amplificato e tutto può essere autogestito. L’accesso alla nudità femminile è molto più facile, eppure è ancora considerata oscena (tranne quando viene contestualizzato in certe cornici); il pene è ancora un tabù.
Associo il nudo a qualcosa di divertente, giocoso. Penso ai film con Lino Banfi e Alvaro Vitali: oggi probabilmente scenderebbe in campo la censura, il MOIGE, per colpevolizzare qualcosa di naturale. A volte ho nostalgia di quei tempi, della loro scanzonata leggerezza. Il lato positivo è che adesso ci sono donne che usano consapevolmente il linguaggio del nudo, donne che si spogliano per loro stesse e non per compiacere qualcuno. Rimando ai lavori di Erika Lust per chi volesse approfondire.
- Cosa rende una posa seduttiva? E cosa, al contrario, uccide qualunque tentazione?
Amo le cose semplici. Gli abbracci, prendersi per mano, parlare guardandosi negli occhi. Come traduco questo senso di affettività nelle foto? Parlando tanto con la modella, facendole compiere gesti quotidiani. La naturalezza e la spontaneità sono la chiave per entrare nel suo mondo, è questo che seduce persone come me.
Mi cadono le braccia quando le cose vengono ostentate, potrei fare mille esempi. E poi gli stereotipi sono tremendi. All’ennesima foto con modella truccatissima, tacchi a spillo e autoreggenti, preferisco una ragazza acqua e sapone, col pigiama ancora addosso!
- Ritieni che la relazione che si instaura tra fotografo e modella/o sia paritaria? Oppure esiste una sorta di gioco di potere?
Torniamo alla metafora del cinema. Esistono registi che sono dei tiranni, pretendono che l’attore sia una sorta di replicante. Può funzionare, per carità. Personalmente trovo più interessante lo stile Dogma in cui vengono dati degli input e poi gli attori sviluppano il loro personaggio in (semi)autonomia. Come avviene per la commedia dell’arte o nell’improvvisazione jazzistica.
Mi è capitato di ricevere commissioni e di dover imporre certe scelte per portare a casa il risultato a fine giornata; quando scatto per i miei progetti personali, in modalità Tf*(ossiar Time For *, una forma di scambio dell’attività di fotografi e modelli), sono severo soprattutto con me stesso. Questo succede per un motivo fondamentale: i soldi spostano l’ago della bilancia.
A Milano si dice: “Lavoro, guadagno. Pago, pretendo.” per sottolineare che chi ingaggia l’altro può a volte permettersi una certa arroganza. Di solito la relazione paritaria funziona quando si ha una comunione di intenti e si rema nella stessa direzione, meglio se in assenza di grossi budget. Anche per questo bisognerebbe fare esperienza sia davanti sia dietro l’obiettivo, per capire problematiche e necessità di entrambe le figure coinvolte nella realizzazione di un progetto.
Per Informazioni sui workshop e contatti personali
Effetto Neve
Cel.: +39 328 6143 923
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(Fotografia di Effetto Neve)