Ha una struttura narrativa sospesa tra fantasia e avventura il romanzo d’esordio di Leo Todisco, La grotta dell’origine (Lettere Animate). Una leggenda raccontata ai bambini di Borgostellato fa da cornice alla vita di Axel e Lisa, due fratelli che vivono nel piccolo villaggio insieme ai loro genitori e a Diego, compagno di classe di Axel e suo amico. La loro vita non è affatto facile: molti degli abitanti del villaggio sono costretti a vivere in ristrettezze economiche ed energetiche per lunghi periodi, nei quali il governo sottrae loro acqua, gas e corrente in cambio di protezione. Nessuno sa però da cosa sono protetti, e questo acuisce le rivolte. Axel, Lisa e Diego partecipano all’occupazione scolastica atta a cambiare la situazione ma, come era prevedibile, tutto va storto…
In questa intervista l’autore presenta il libro che segna il suo esordio come scrittore.
Che cos’è una leggenda e perché esercita un fascino collettivo così potente?
Le leggende fanno parte della nostra storia da tempo immemore, e come tanto tempo fa riescono ancora a trasmettere mistero e fascino. È il fascino dell’ignoto, del diverso e estremamente lontano dal nostro modo di essere e vivere che cattura e fa sognare. La leggenda è un modo per viaggiare con la fantasia e permette di immergersi in quel mondo straordinario che essa descrive e racchiude nelle sue parole. Molti possono essere scettici e non crede a ciò che racconta (come per l’appunto fa uno dei miei personaggi del libro), altri scavano al suo interno per cercare risposte e un fondo di verità. La Grotta dell’Origine è una leggenda, un mistero e allo stesso tempo una verità. La verità di sognare e andare oltre l’immaginario per perdersi nelle vaste lande dell’avventura.
La leggenda di Borgostellato, da cui prende vita il tuo romanzo, è opera della tua fantasia o ha radici reali?
La leggenda in sé, e tutto ciò che compone il breve racconto, tra personaggi e ambientazioni, è frutto della mia fantasia, anche se ovviamente ho preso spunto da altri libri o film per quanto riguarda il mistero che avvolge il racconto. Devo ammettere che il tutto è venuto un po’ per volta e mi sono ritrovato in difficoltà nel momento in cui ho dovuto collegare gli aspetti della leggenda con le vicende di Axel, Lisa e Diego. Avevo in mente la trama intera, ma non avevo tenuto in conto i poteri veri e propri che la Grotta dell’Origine, ovvero il fulcro del racconto, doveva avere. Ma non lo vedo come un risvolto negativo, anzi: ho raggiunto livelli e intrecci di trama (a cui poi ho dato o meno spiegazione – alcuni sono da scoprire negli altri libri della saga!) di cui mi ritengo pienamente soddisfatto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono appassionato di generi fantasy, mistero, fantascienza, dispotismo, conditi da un pizzico di horror. Piuttosto che un autore di riferimento, posso dire che la mia scrittura è stata condizionata dal libro che stavo leggendo in quel periodo. Probabilmente, i libri di George Martin delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco mi hanno portato a scrivere scene più crude o dark, mentre la serie di Hunger Games (che mi ha molto appassionato soprattutto durante la stesura della Grotta dell’Origine) di Susanne Collins ha regalato al racconto il lato dispotico. Da un punto di vista più grammaticale, il mio punto di riferimento è stata J. K. Rowling, la scrittrice della saga di Harry Potter. Dal suo stile ho preso verbi, espressioni, punteggiature e impaginazione.
Qual è stata la tua palestra di scrittura?
Devo dire che non ho mai avuto una passione per la scrittura, quindi non ho avuto capisaldi nell’apprendimento della materia e dello stile da adottare. Posso dire più che altro che leggo molto e cerco di trarre da ciò che leggo gli spunti da utilizzare poi nei miei libri. Sono un maniaco dei dettagli (solo nei miei libri!) e mi piace descrivere situazioni e ambienti da ogni lato, e lo stesso cerco in quello che leggo. La mia palestra di scrittura quindi sono i libri: cerco le particolarità che mi attraggono, le assimilo e le riutilizzo secondo i miei gusti. Non ho mai avuto altri insegnanti se non gli altri autori che come me hanno preso la strada del “voler raccontare”.
Nella foto le Grotte di Castellana.